Wonder Woman si è rivelato un successo di critica e di pubblico, ben al di là delle più rosee aspettative. Con 821,6 milioni di dollari è stato un vero successo e, per il momento, rimane l’unico cinecomic della DC ad essere stato acclamato. Il merito va soprattutto alla regista, Patty Jenkins che è riuscita a far breccia negli spettatori, dirigendo una pellicola incentrata su una supereroina femminile. Da anni, nell’industria Hollywoodiana, si dice che le donne non hanno il physique du role per un ruolo da protagonista assoluta, tuttavia, il successo di Wonder Woman è riuscito a smuovere questo stereotipo. La regista è riuscita a dare linfa ad un’icona ormai affievolita, riportandola ai vecchi fasti del passato. Alle gloriose imprese passate quando Diana Prince era un simbolo del movimento femminista e della parità tra sessi.
Il film, dopo la sua uscita, ha suscitato numerose polemiche, in particolare una mozione negativa è arrivata dal leggendario regista James Cameron (Titanic, Avatar) secondo cui Wonder Woman è un passo indietro per l’industria di Hollywood in quanto, seppur diretto da una donna, il film presenta un’icona trasformata in un oggetto. Un opinione negativa che ha innescato una miccia e ha dato vita ad un’esplosione di polemiche. In primis la regista si è sentita citata in causa e ha risposto per le rime al papà di Avatar accusandolo di non aver capito che cosa rappresenti Wonder Woman per le donne in quanto essere umano di sesso maschile. Per Cameron, la Sarah Connor di Terminator è molto più “forte e grintosa” nonostante non fosse bella. Ebbene, io non proseguirò con lo “scontro fra titani” e mi soffermerò su un quesito importante prendendo spunto dalla diatriba Cameron-Jankins per mettere in luce una riflessione.
Il mondo ha ancora bisogno di Wonder Woman?
Nata nel ’41 quando le industrie assumevano donne per sopperire alla mancanza di manodopera a causa della guerra. Gli uomini combattevano al fronte mentre le donne prendevano piene nell’industria manifatturiera. Una piccola scintilla verso un cambiamento nella dimostrazione della parità di genere che però ha impiegato decenni per poter prendere fuoco. Si perché dopo la guerra, le donne sono ritornate ad occuparsi della casa e rilegate nuovamente al ruolo di “punto debole”. Wonder Woman con il tempo è diventata un punto di riferimento per la rivoluzione femminista, diventando l’icona femminile per eccellenza: forte, coraggiosa, carismatica, caritatevole, empatica, sexy e mossa da buone intenzioni. Una donna in grado di tenere testa agli uomini ed in particolare al l’uomo macho per eccellenza, Superman. Con il passare del tempo è diventata un simbolo per tutte le donne, un punto di riferimento per la svolta nella parità dei sessi. Tuttavia con il passare degli anni le condizioni sono migliorate e le “Battaglie” si sono acquetate . Le condizioni delle donne sono migliorate ma non hanno mai raggiunto la parità “assoluta”, anzi in alcuni ambienti sono rimasti ancora principi sessisti molto forti. Wonder Woman serve non solo per dar vita ad un personaggio cinematografico da sfruttare al box office ma anche per ricordare i suoi principi di parità dei sessi e per dare alle giovani donne un modello da seguire. L’essere diretto da una donna, conferisce al film uno sguardo di “riflessione e di presa di coscienza” in quanto svincolata da una prospettiva maschile. Il mondo ha bisogno di Diana Prince perché promotrice di valori femminili. Virtù poco promosse dai mass media e quasi sempre snaturate e abbassate a “concetti di debolezza”. Come se dar “sfogo” a valori “da donna” sia sinonimo di “punto debole”. Tutto ciò è sbagliato. Il concetto di eroe è asessuale e i valori nobili di cui è promotore vanno bene sia per i maschi che per le femmine, tuttavia l’eroe viene sempre omologato in chiave maschile. Diventa una figura prettamente per maschi e difficilmente può essere un punto di riferimento per le femmine. I due generi sono molto differenti tra loro e le “esigenze” dei ragazzi sono dissimili da quelle delle ragazze. Quindi si, Wonder Woman serve ancora come punto di riferimento. È giusto che al giorno d’oggi la donna sia rappresentata in chiave supereroistica. Basta relegare le donne in secondo piano, rappresentandole sempre come “interesse amoroso del protagonista”. Allargando il concetto di rappresentazione della donna in altre pellicole, basta vedere il “lato femminile” sempre stereotipato o raffigurato a sfondo sessuale. Wonder Woman ricorda che la donna può essere sia sexy che guerriera. Tenere testa ad un uomo con eleganza e con empatia. Il tutto senza snaturare le caratteristiche intrinseche della femminilità. Per le “signore” ricorda le lotte della gioventù per la parità mentre per le “signorine” deve ritornare ad essere un punto di riferimento e un modello di personificazione da seguire. Non si può guardare al futuro senza aver presente il passato.
Tuttavia, il film di Patty Jenkins serve maggiormente ai maschi. Tutti noi sappiamo che le donne fanno “più cose”: lavorano, sono mamme, cucinano, lavano, stirano etc. Noi maschi riconosciamo la “supremazia” femminile a parole ma nei fatti facciamo ben poco. Si tratta di una egemonia effimera, un “contentino”. Sotto sotto c’è ancora la disparità e, sovente, le donne vengono ancora poco considerate dalla società. Wonder Woman “combatte” non snaturando la propria ideologia femminile, si mette allo stesso livello dell’uomo e non ha paura, in caso di necessità, di mostrare gli attributi. Non tanto per dimostrare che è lei la più forte dell’uomo ma semplicemente per ricordare che ne ha le capacità. Il mondo ha ancora bisogno di Wonder Woman perché mostra alla società l’importanza della donna non solo come essere femminile, madre, figlia o nonna ma, soprattutto, come essere umano avente delle proprie caratteristiche psicofisiche diverse dall’uomo ma non inferiori al pari genere maschile.
Wonder Woman non fa la guerra come Batman o Superman. Combatte il crimine secondo le sue peculiarità femminili. Come loro ha punti di forza e punti di debolezza e perciò Diana Prince non è costretta a virare sulla “mascolinità” per essere presa in considerazione. Sarebbe come snaturare il proprio essere, WW deve essere libera di esprimere le sue qualità senza tralasciare la femminilità.
Se Superman continua ad incarnare la speranza del genere umano verso un futuro roseo, Wonder Woman deve continuare a essere la paladina delle donne, non tanto perché icona femminista, bensì, perché è giusto che le donne abbiano un punto di riferimento in grado di scardinare, grazie anche la sua femminilità, i pregiudizi e i preconcetti di una parte della società rimasta ottusa e votata al sessismo e cieca di fronte al progresso.
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